di Silvia Ammavuta.
Luca Sommi ho letto il suo libro “La più bella. Perché difendere la Costituzione”, ciò che ho apprezzato è la poetica con cui lei racconta la Costituzione, e mi sono anche detta che questo libro andrebbe fatto leggere nelle scuole per avvicinare i ragazzi, non solo alla conoscenza di questa, ma per farli innamorare del testo fondamentale della Repubblica italiana. Stasera terrà un suo monologo “Viva la Costituzione. Perché amarla e difenderla.” Cosa è necessario fare affinché tutti, ragazzi e adulti, la amino?
Antoine de Saint-Exupéry, nel “Il piccolo Principe” scrive che per formare un marinaio non gli devi insegnare a costruire una barca, ma infondergli la nostalgia del mare. Ecco la Costituzione dovrebbe essere insegnata infondendo nei ragazzi la nostalgia della libertà. La libertà non è esistita come la conosciamo noi, i ragazzi non sanno che oggi possono parlare, esprimere un’opinione, dire ciò che vogliono sui social, fondare una radio, fondare un giornale, questo è possibile da pochi anni, e qualcuno ha dato la vita per avere questa libertà. Nel 1955 Piero Calamandrei fece un discorso agli studenti di Milano e disse: “Se volete scoprire dove è nata questa Costituzione andate in ogni luogo dove è morto un italiano. È morto per garantire a voi questa libertà.” È una cosa che fa venire la pelle d’oca sapere che ci sono stati dei ragazzi che hanno speso la loro vita per garantire ai ragazzi delle generazioni successive di poter essere liberi. La Costituzione non introduce solo la libertà, introduce anche un grande principio: il principio di eguaglianza, quindi introduce il principio di giustizia.
La definizione di eguaglianza?
È il fondamento di essere società, di essere comunità. Jean Jacques Rousseau, filosofo illuminista, nel suo saggio “Il contratto sociale”, diceva che quando ci facciamo società, comunità, firmiamo implicitamente un contratto sociale.
Cos’è questo contratto sociale che noi firmiamo implicitamente dal momento in cui ci costituiamo comunità?
È quello che ce la fa e quello che non ce la fa. È molto semplice. Non è possibile una società, come quella in cui viviamo oggi, dove 16 persone possiedono il patrimonio di 4 miliardi di persone e dove il cinque per cento degli italiani possiede quanto possiede la metà della popolazione italiana. Non è sostenibile una società così. Una società giusta è quella dell’eguaglianza, quella in cui tutti i diritti sono garantiti. Pier Paolo Pasolini faceva una differenza tra sviluppo e progresso. Lo sviluppo è rincorrere gli oggetti, come oggi che siamo in pieno sviluppo, mentre il progresso è far sì che tutti abbiano i diritti garantiti. La Costituzione si mette in mezzo al destino: puoi nascere nella famiglia più sfortunata del mondo, e il tuo orizzonte di bambino sarà ristretto; se, invece, nasci in una famiglia più fortunata del mondo l’orizzonte sarà sterminato. Ecco lì si introduce la Costituzione per modificare il destino, per dire: ci penso io a equilibrare ciò che il destino non ha fatto. E non è cosa da poco. Quindi, basterebbe ribadire questi semplici concetti per fare innamorare i ragazzi di questa Carta che dice: ragazzi state tranquilli perché ci sono qua io a proteggervi.
Stasera siamo al Chianti Natural Festival dove lei terrà uno spettacolo legato proprio alla Costituzione. Questo Festival ogni anno è stato dedicato a una tematica che sta particolarmente a cuore agli organizzatori: la sostenibilità. Costituzione e sostenibilità, quale relazione c’è?
La Costituzione, che è praticamente perfetta, non è però un testo secolarizzato perché i tempi cambiano. Non va rivoluzionata, ma si deve correggere là dove manca. Per esempio: l’articolo 9 è stato modificato, a mio modo di vedere, in maniera giusta. Parla di rispetto dell’ambiente e di rispetto degli animali, questa è la sostenibilità: rispettare l’ambiente nel quale viviamo, cosa che oggi non facciamo. Il riscaldamento del clima, secondo gli scienziati, è prevalentemente colpa nostra. Rendere il mondo sostenibile vuol dire anche guardare a questo, guardare quelle cose che nel ’48 non erano considerate perché all’epoca l’ambiente non era un problema. Nel ’48 l’Italia era tutto ambiente, poi è iniziata la costruzione selvaggia nel secondo dopoguerra, che ha riempito il paese di immobili in quanità esponenziale. Costruendo troppo, inquinando troppo, usando troppe risorse naturali come carbone fossile, petrolio e simili, il mondo è diventato insostenibile e, questo, ormai lo percepiamo: vediamo il cambiamento climatico, il costo della benzina, il costo dell’energia elettrica. Il mondo come è stato pensato nella seconda rivoluzione industriale non è più sostenibile.
Perché?
Perché durante la seconda rivoluzione industriale la popolazione mondiale era circa un miliardo, oggi è di oltre otto miliardi, dove c’era una persona oggi ce ne sono otto, se andiamo avanti con lo stesso modello, questo non è più sostenibile e va ripensato. Quindi la sostenibilità è un elemento fondante della Costituzione, dice che la vita dei cittadini, dei singoli individui deve essere sostenibile e lo dice con parole chiare: tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge e hanno pari dignità sociale.
Cos’è la dignità?
È la possibilità di stare nel mondo seguendo le proprie ambizioni. La Costituzione tutela tutto questo, e direi che non è poco.
Il singolo, quindi, ha un peso in tutto questo. Ognuno di noi cosa dovrebbe fare? Qual è il suo suggerimento?
Deve pensare di non essere un passeggero su questa ‘nave’, che è la società, bensì un marinaio, e di contribuire. Noi, ogni mattina, da quando ci svegliamo, fino alla sera quando andiamo a letto, nel nostro quotidiano, compiamo dei gesti politici. La politica non è solo iscriversi a un partito e candidarsi, è comportarsi in modo etico. Etica: una parola che è quasi scomparsa e indica l’insieme dei comportamenti che l’individuo deve avere, non solo per gli ‘affaracci’ suoi, ma anche per il bene della sua comunità.
Quindi etica e sostenibilità sono un connubio imprescindibile?
Assolutamente. Se io ho un comportamento etico sono, già di mio,, sostenibile.
Progetti futuri?
È uscito il mio nuovo libro edito da PaperFirst, “Solo amore. Appunti per un manifesto in difesa degli animali”, in cui voglio dare al lettore quegli elementi utili per capire che il rapporto con l’ambiente e con i nostri fratelli animali deve cambiare. Abbiamo ancora degli animali che facciamo saltare nel cerchio di fuoco. Si dice che è tradizione, ma era tradizione anche bruciare le streghe e gli eretici. Hanno smesso di bruciare le streghe e miracolosamente le streghe sono sparite, non bisogna rifugiarci dentro la parola ‘tradizione’, perché ha qualcosa di reazionario nel suo essere, dobbiamo progredire, e per fare ciò è necessario tenere dei comportamenti che non facciano solo il bene ‘mio’, ma anche quello di coloro che ‘mi’ stanno intorno.
Quanto il passato influenza, influisce ed è importante sul presente e sul futuro?
Si dice che il passato sia lo strumento attraverso cui noi dobbiamo compiere gli errori perché ci insegni qualcosa. Gli errori compiuti in passato non dovremmo compierli nel presente, invece viviamo in un momento storico in cui, ovunque ci giriamo, ci sono guerre. Dal Medio Oriente all’Europa. Le guerre sono sempre la stessa cosa, dalla guerra del Peloponneso a quella in Ucraina. La guerra è sempre una madre che perde un figlio, una moglie che perde un marito, una casa distrutta, i denari che non valgono più niente, paura, miseria e povertà. Questa è la guerra, e purtroppo non abbiamo ancora imparato, stiamo correndo verso un riarmo. Le armi vengono costruite solo per usarle. Noi dovremmo andare verso il disarmo, verso una società che ha compreso gli errori del passato: nella guerra, alla fine, non c’è nessun vincitore. Gli ultimi, i poveri, coloro che non hanno niente rimarranno tali sia nel paese che vince, sia nel paese che perde. Il passato dovrebbe insegnarci questo, dovrebbe essere un monito per il futuro, purtroppo non siamo ancora in grado di farne tesoro.
Articolo gentilmente concesso da “Diari Toscani”